Poeti e Scrittori contemporanei di Vasto |
Osvaldo Santoro il poeta della vastesità |
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VASTO ALLE SPALLE All’alba sulla riva |
La
Lirica Vernacola di Osvaldo Santoro |
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Nella
cultura poetica dialettale un posto rilevante occupa la figura e l'opera
lirica di Osvaldo Santoro, vastese verace, amante della schietta "vastesità", esponente di quella schiera di veri amanti della tradizione. Si può ben affermare che egli sia l'erede dei poeti dialettali, quelli che più marcatamente hanno espresso l'inconfondibile "idioma" vastese, tra cui ricordiamo Francesco Romani, Gaetano Murolo, Luigi Anelli, Espedito Ferrara, Giuseppe Perrozzi, F. Paolo De Guglielmo. Un retaggio che, come egli stesso rileva, costituisce un anello di congiunzione per ben interpretare l'anima canora della nostra terra "la
bellezza di Vasto e il nostro
Osvaldo
Santoro ne coglie l'essenza della spiritualità vernacola e ne perpetua
il "canto" che è spontaneità di sentimenti
genuini, proprio apprezzatissimo e bellissimo dialetto vastese". |
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perché la cosiddetta "parlature pajesana"
esprime appieno la voce dell'anima,
quella che ci ha fatto vibrare fin dalla fanciullezza e ci ha sorretti
nell'adolescenza, e che è la prima eco appresa dalle labbra della
nostra mamma quando ridente cantava le immortali nenie della nostra antica
e leggendaria civiltà.
Questo patrimonio d'espressione lirica in Osvaldo Santoro è motivo di ripresa e di rivisitazione e le sue composizioni risultano straordinariamente intatte, fedeli al vernacolo vastese, per nulla sfiorate da inutili eufemismi, bensì piuttosto sorrette da uno spiccato eudemonismo appunto per fugare le stravaganti iniziative tendenti a stravolgere l'essenza lirica e la purezza del "nostro linguaggio" . In tale ambito si colloca la poetica dialettale vastese di Osvaldo Santoro che "ha provato ed ha creduto" il senso spirituale del folclore, che ancora, nonostante tutti gli ismi che contraddistinguono la modernità, resiste alla mutabilità del tempo, basta credere nei valori puri che risiedono nella saggezza dei nostri padri. Per questo il "vernacolo" vastese di Osvaldo Santoro suscita interesse anche negli studiosi, e potrebbe essere appena sufficiente ricordare come la sua poesia si affermi nei numerosi Certami dialettali abruzzesi cui ha partecipato nei centri del distretto di Vasto, a Pescara, Chieti, Bucchianico, Tollo, Penne, Vacri, San Vito Chietino, Francavilla al Mare, Guardiagrele, Sulmona, Catignano, San Felice sul Panaro, Città Sant'Angelo, dove il folclore d'Abruzzo è celebrato. Le sue liriche, sono pregevoli e sono incluse in molte antologie poetiche di grande valenza culturale, come, fra l'altro "Poeti d'Abruzzo" - Raccolta Antologica di Poesie Dialettali (vol. IV) pubblicato per le edizioni "Settembrata Abruzzese" (1998). La musicalità lirica del verso di Osvaldo Santoro rispecchia il carattere semplice, profondamente votato ad una interiore e rilevante religiosità che è propria in chi custodisce dentro il cuore la sincera manifestazione dell'amore per le creature ed il sacrale rispetto dell'amicizia. L'ispirazione trae motivo dalla quotidianità e trova spazio in composizioni che, talvolta, assumono aspetti anacronistici oppure squisitamente moralistici, anche se non manca sovente qualche accenno salace e pieno di humour di cui Osvaldo Santoro conserva una spiccata ed irrefrenabile carica. Ma nella poetica di Osvaldo Santoro riscontriamo, soprattutto, l'impronta dell'uomo aderente alla realtà del mondo, perché ne sa scrutare gli arcani, quasi a sentire il profondo respiro del creato, per tradurne gli afflati con profonda umanità. stralcio
da art., a firma Giuseppe
Catania, apparso
su "www.noivastesi.blogspot.com" -
30 dicembre 2015 |
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Guardiagrele:
successo di Osvaldo Santoro il poeta della vastesità Ha ottenuto il 2° premio alla 46 Mostra, dell'Artigianato Artistico Abruzzese - 39° Concorso Nazionale di poesia abruzzese "Modesto della Porta" di Guardiagrele - Sez. poesia a tema libero, a carattere umoristico - Agosto 2016 - con la composizione "Stazzione de lu Uaste - (1922)" |
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Celebrare
i fasti e le glorie della tradizione della poesia dialettale abruzzese,
costituisce un motivo di distinzione per chi è impegnato a promuovere
e tramandare un patrimonio nostro, gloria e vanto della nostra gente. Fra i numerosi aedi ancora saldi al retaggio che i nostri progenitori ci hanno lasciato in eredità, ricordiamo il vastese Osvaldo Santoro, autore di pregevoli volumi di poesie italiane e dialettali abruzzesi, pagine tutte colme di meditazioni, liriche ispirate alla quotidianità. La poetica di Osvaldo Santoro, in particolare quella "dialettale vastese", suscita interesse negli studiosi del vernacolo ed è oggetto di attenzione negli studiosi della poesia abruzzese per l'acuta speculazione sul mondo circostante, sugli aspetti delle bellezze paesaggistiche, sui costumi, gli usi, il |
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folclore
della nostra gente, fatti realmente accaduti, che traduce in versi, nella
ineguagliabile nostra "lengua uastareule". Santoro è presente in molte antologie e pubblicazioni, ed è apprezzato per il suo schietto vernacolo vastese. Recentemente si è imposto alla 46 Mostra, dell'Artigianato Artistico Abruzzese -39° Concorso Nazionale di poesia abruzzese "Modesto della Porta" di Guardiagrele, con la composizione "Stazzione de lu Uaste (1922)". E’ un componimento ispirato ad un episodio realmente accaduto a Vasto, quando era il "tempo della marcia su Roma" ed un treno sigillato e strapieno di fascisti, era diretto a Roma per "fare la conquista". Un battibecco tra Luigi (Coccia), che era vigilante, ed un ardito. Ma sulla poetica dialettale abruzzese - in particolare quella vastese, più congeniale per Osvaldo Santoro, per le particolari inflessioni e le caratteristiche tutte locali - il poeta vastese rimane indissolubilmente legato alla tipicità della "lengua uastareule" di cui riesce a mostrare i pregi nella fedele trascrizione. stralcio
da art., a firma Giuseppe
Catania, apparso
su "www.noivastesi.blogspot.com" -
23 agosto 2016 |
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Osvaldo
Santoro pubblica "Semi di Parole e Voci
Antiche" |
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Osvaldo
Santoro, un poeta dall'intramontabile creatività, alla sua nuova
esperienza, dopo "Dall'alba al Tramonto" - 2005, con
la pubblicazione del volume "Semi di Parole e voci antiche"
- 2015, poesie italiane e dialettali abruzzesi
- Ed. Il Torcoliere - Vasto, con una dedica tutta particolare: sottolineare la ricorrenza del 60° anniversario delle fauste nozze con la sua gentile Concetta. Ed anche la copertina del libro ha un suo significato particolare: rappresenta une sciame di "girasoli" per evocare un linguaggio simbolico che vuole rispecchiare il sentimento che vuole rivolgere alla sua sposa, perche il "girasole" si volge sempre al sole, cioè che per Lui è la luce del sole per Osvaldo è il suo "amore". Una raccolta che rivela, lo spirito creativo di un uomo che della poesia ha eretto un altare dal quale ha innalzato versi sublimi che rispecchiano un animo sensibile verso le vicende del nostro vissuto, con un sentimento di estetica descrittiva sempre rivolto a momenti di personale condivisione delle vicende umane. In questo nuovo volume Osvaldo Santoro ricorda in versi i protagonisti con i quali ha condiviso, nei numerosi incontri poetico-letterari, nella Settembrata Abruzzese e nei dibattiti |
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culturali, oltre che nelle numerose partecipazioni
ai concorsi lirici in Abruzzo e altrove, con i successi e i premi collezionati. Ed Egli, ora, conferma quanto sia estrosa l'ispirazione con la quale imprime tutte le sue composizioni poetiche legate sempre ad un filo logico, sorrette da una irrefrenabile consapevole dignità e da un empito denso di pathos, qualche volta anche ilare, quando tratteggia taluni protagonisti della nostra epoca. Ma con garbo. Che è caratteristico della sua personalità, con rispetto dell'altrui dignità, con purezza stilistica, che è supportata da una etica impressa in tutti i suoi versi che costituiscono l'essenza creativa con la quale Osvaldo Santoro imprime nel comporre liriche scaturite da una eccezionale voglia di lasciare una sua personale eredità alla posterità, nella consapevolezza che la Poesia è immortale in quanto intramontabile creazione spirituale. Una intensa e partecipata attività praticata da anni che gli hanno consentito di assurgere a vette sublimi nel panorama delle attività culturali in Abruzzo in particolare, sempre accolto con interesse proprio, per quel senso di innato romanticismo che è impresso nella sua persona e che si riflette nelle composizioni poetiche e letterarie, e, sin da quando emigrato in Brasile lavorando come meccanico specializzato di alta precisione e disegno, non ha mai tralasciato di scrivere versi. Ritornato a Vasto nel 1963 - impegnato come tecnico di motori elettrici, macchine elettriche e rappresentante e riparatore di utensili elettrici Hitachi, Calpeda, CGE, BBC, ASGEN, fra le tante ditte - ha sempre custodito nel profondo del suo animo l'amore per la cultura Abruzzese e vastese in particolare. E di questo Osvaldo Santoro dimostra quanto sia importante vivere cullando nel profondo del suo animo i sentimenti puri di chi dalla vita, frutto anche di sacrifici, ha avuto il dono di una famiglia improntata alla fedeltà coniugale e filiale, che è pegno ed eredità per un futuro dignitoso. |
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stralcio da art., a firma Giuseppe Catania, apparso su "www.noivastesi.blogspot.com" - 26 gennaio 2016 | |
Osvaldo
Santoro pubblica “Ricordi di vita nostra” e racconta i suoi 14 scampati pericoli |
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Osvaldo
Santoro, apprezzato artigiano in pensione e fine poeta, con questo suo lavoro, ha ripercorso tutta la sua vita riscoprendo degli episodi, quasi rimossi dalla mente, che lo hanno visto ad un passo dalla morte. Dall’alto dei suoi 83 anni, e dalla solita ironia che lo contraddistingue, Santoro ha voluto scherzarci sopra, condividendo le proprie esperienze. “Ricordi di vita nostra”, questo è titolo del piccolo volumetto, quasi un quaderno di ricordi, condito con qualche poesia inedita e una premessa, dove l’autore spiega i motivi che l’hanno portato a scrivere alcuni episodi di vita vissuta scampando ad una morte prematura. E il consiglio di Osvaldo Santoro è eloquente: |
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“Ora
leggete le mie vicende e badate a voi, perché il pericolo è
sempre in agguato ed è improvviso e imprevisto, come un attacco in guerra, perché di guerra si tratta, fatta di tante battaglie, compreso il pagamento delle tasse che non è altro che il prezzo d’affitto da pagare per vivere su questo suolo”. |
Sulla
copertina del volumetto è impressa la figura di un cappotto, non
un cappotto qualunque, ma uno di quelli che ti salva la vita, grazie al
suo colletto pesante, che ti protegge la nuca dopo un volo di svariati metri
sull’asfalto, in seguito allo scontro avvenuto con un carretto, mentre
era in sella alla sua moto. Fu proprio quel cappotto comprato in Brasile,
dove Santoro è vissuto per circa nove anni, a salvarlo, quel cappotto
comprato in un negozio di roba usata, fatto di lana pesante disegnata a
lisca di pesce, che gli sarebbe servito per tornare in Italia in pieno inverno,
non avendo nient’altro da mettere addosso. Quattordici sono i “pericoli” raccontati da Osvaldo Santoro: dall’Erisipela, con principio di paralisi infantile, contratta a tre anni, a quando all’età di cinque anni scavalcò un balconcino, al terzo piano dell’abitazione in Corso Plebiscito, per sporgersi e vedere meglio via San Francesco d’Assisi; dalle |
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altre terribili malattie,
agli incidenti a Bocca di Valle o all’interno dell’Officina
meccanica del papà a
San Michele, ai ricordi in tempo di guerra, quando i tedeschi costrinsero
allo sfollamento e Osvaldo Santoro si rifugiò nella grotta sotto
la zona della Madonna delle Grazie. “Vi erano otto famiglie”,
scrive l’autore, “e ricordo che un ufficiale tedesco, udendo delle voci nella
grotta, si preparò a
lanciarvi una bomba a mano che ci avrebbe sicuramente uccisi tutti
se fortunatamente il dottore e prof. di scienze Giovanni De Sommain,
di origine austriaca, non avesse gridato in tedesco supplicando di non
farlo”. |
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E alla Morte, scampata tante volte, Osvaldo Santoro ha dedicato una poesia, quasi dal sapore di una sfida: |
Non mi fai più paura,
né mi catturerai, come una mosca il ragno, ma con la consapevolezza che un giorno comunque arriverà. Non aspettar che venga: ma verrai tu, mia cara, trovandolo pronto ad aspettarlo. E non mi giungerai più inopportuna, visto che aspetto ormai, ma senza fretta, la tua venuta, attesa, ma senz’esser chiamata, perché La fin della mia vita, sconfitta tua sarà nell’universo, o Morte: fin che la luce e il suono, il profumo e il sapore del mio sacro dolore, mi portino alla pace, eterna, del Signore. |
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stralcio
da art., a firma Lino
Spadaccini, apparso
su "www.noivastesi.blogspot.com" -
29 dicembre 2013 |
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