Poeti e Scrittori scomparsi di Vasto |
Romualdo Pantini |
Poeta, drammaturgo, critico d'arte, traduttore e giornalista, collaboratore de "Il Marzocco", rivista letteraria tra le più importanti del primo novecento |
(Vasto, 22 febbraio 1877 - Vasto, 12 febbraio 1945) |
Il 12 febbraio 1945
moriva nella sua città natale Romualdo Pantini. Poeta, giornalista, critico d’arte, traduttore e drammaturgo, Romualdo Pantini è stata una delle figure letterarie meno conosciute e sottovalutate, riscoperta solo negli ultimi anni grazie agli studi mirabilmente svolti dal prof. Gianni Oliva, docente della Facoltà di Lettere Moderne dell’Università G. D’Annunzio di Chieti. Romualdo Pantini nacque a Vasto il 22 febbraio 1877 da Michele ed Elisabetta Cardone. La famiglia Pantini, originaria di Bergamo, si stabilì a Vasto nel 1690. Il padre di Romualdo fu adottato dallo zio Antonino Celano, per cui la famiglia dal 1876 prese il cognome Pantini-Celano, anche se Romualdo si rifiutò di usare il secondo cognome. Dopo aver compiuto i primi studi tra Vasto, Lanciano e Napoli, dove dimostrò una particolare predisposizione per le lettere, ottenendo anche lodevoli riconoscimenti, si trasferì a Firenze per frequentare l’Ateneo fiorentino. Nel 1899 conseguì la laurea discutendo la tesi sull’opera poetica di Dante Gabriele Rossetti. Già da qualche anno aveva cominciato a scrivere poesie e, nel 1895, pubblicò "Torquato Tasso - Sonetti "(12 sonetti, ottenendo un premio e riscuotendo consensi negli ambienti letterari). In questo periodo cominciano a nascere le prime collaborazioni con altri giovani intellettuali, che rifiutavano gli schemi tradizionali e insegnavano nell’università fiorentina per manifestare un nuovo fervore di idee tramite una nuova rivista letteraria, il Marzocco, tra cui il Pantini fu tra i più convinti animatori. Per le sue collaborazioni letterarie, frequenti erano i viaggi in Italia e all’estero, tanto da dissipare in breve tempo un considerevole patrimonio lasciatogli dal padre in eredità. Di spirito errabondo, vagò continuamente fra Firenze, Roma, Milano ed altrove, a scopo di cultura artistica, d'ispirazione poetica e di rapporti letterari. |
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Oltre al già citato Marzocco, il Pantini collaborò anche con
la Critica Letteraria ed Artistica, l’Illustrazione Italiana, la Nuova Antologia, il Corriere della Sera, la Gazzetta del Popolo, la Stampa ed il Mattino. Nella poesia, Pantini, oltre ai "Sonetti del Torquato Tasso"(1895), pubblicò "Un epitalamio di Saffio ricostruito" (1897), "Canti" (1901), ispirato dalla Torre Eiffel, "Antifonario" (1905) e "Canti di Vita" (1910). Tre sono le poesie dialettali scritte dal Pantini: "Notte d’amore" e "A maggio", oltre a "Li Ritajule" (Le lavoratrici di reti), apparso su Il Vastese d’Oltre Oceano nel luglio del 1931. Il Pantini si cimentò anche nel teatro drammatico affermandosi nel 1912 con il "Tiberio Gracco", tragedia in cinque atti, scritto due anni prima, rappresentato per la prima volta nel prestigioso Teatro Argentina a Roma dalla Compagnia Paladini. Notevoli furono i consensi da parte dei maggiori critici dell’epoca. Altro successo ottenne la tragedia "La notte di S. Giuliano", rappresentato al Teatro Valle di Roma l’11 giugno 1914 dalla Compagnia del Teatro Indipendente. Tiepida accoglienza di critica e di pubblico incontrò la "Schiavona", rappresentato al Teatro Manzoni di Milano il 15 febbraio 1915. Scrisse argomenti di critica d'arte tra cui "Arte a Parigi" (1900), "San Geminiano", "Certaldo", "Passione" (1916), ispirato ad un purissimo amore, "Amazzone"(1917), dramma cavalleresco e favola comica; "Dramma Antico" (1921). Altre, opere inedite: "Buffalmacco", "Corte d'amore", "Anello di Sakuntala", "Italica","Commedia Antica". Un'ode per Marconi e Giosuè Carducci; e "Danza dei sette veli" (per rievocare la sua prima giovinezza): Di sette veli ho cinto la mia vita. / Il primo è bianco come prima neve / e dice il sogno della fanciullezza. / E bianco è l'altro ma forse non lieve: / è svolata sul sogno un'amarezza. Suggestive le liriche "Madre al figlio lontano": O figlio mio, in che mondo ti ritrovi? / Da quanti mesi qua sola t'aspetto! / Ogni mattina riguardo il tuo letto: / è sempre intatto coi lenzoli novi, / ed ogni sera mi rimetto a farlo / e lungamente ti sorrido e parlo. Altri lavori: "Canti di Maggio", "Il varo della nave Roma" "Arie e Cantilene", "Femmina Morta", “Morte che rinnova la vita”e "Nella Valle". Fece molti studi su artisti di ogni epoca: Masaccio, Rembrandt, Stefano Ussi, L. Bistolfi, G.F. Watts, G. Wistler, ecc. Una pagina molto importante della letteratura pantiniana è rappresentata dalle traduzioni. Buon conoscitore delle lingue classiche e moderne, il Pantini riuscì a tradurre in maniera possibile le emozioni espressive del testo originale. Fu tra i primi a tradurre in italiano i sonetti di Dante Gabriele Rossetti, contribuendo alla diffusione del poeta in Italia: La Casa di Vita (1921) e Ballate (1922), entrambe pubblicate per l’editore Le Monnier di Firenze. Fu amico di Francescopalo Michetti e di Gabriele D'Annunzio. Romualdo Pantini trascorse una vita in continuo vagabondare tra una città e l’altra, in Italia e all’Estero, per soddisfare il suo impellente bisogno di dover cambiare continuamente, rifiutando la società e le persone che lo circondavano. Aveva pochissimi amici, a causa del suo carattere schivo e riservato che non gli permetteva di stringere rapporti duraturi con chi gli era vicino. Nelle pause dei "suoi viaggi", ha abitato a Vasto, in un palazzo situato alla sinistra di via Giacinto Barbarotta, nel centro storico della Città. Sulla facciata vi è una lapide di marmo contenente la dedica all'illustre personaggio. Morì nella sua città natale in assoluta povertà per la sua esistenza errabonda e non placida. Carlo Palmili, il 12 febbraio 1946, pubblicò "Romualdo Pantini nell'arte e nella vita" dedicato al suo amico scrittore ad un anno dalla scomparsa. A cura del benemerito editore Carlo Marinucci e con la collaborazione letteraria del prof. Gianni Oliva, «Tutte le poesie di Romualdo Pantini» sono state ristampate nel giugno del 1976 nella Tipografia «Histonium - Vasto» del Marinucci medesimo. Fonti:
Libro "Histonium ed
il Vasto" di Vittorio d'Anelli - editore Cannarsa - Vasto, luglio
1999; art., a firma Lino Spadaccini, apparso su "www.noivastesi.blogspot.com" - 12 febbr. '10; varie - M. S. 08/2023 |
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Romualdo
Pantini |
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Intellettuale
di livello internazionale è l'ultimo discendente di una nobile famiglia bergamasca trapiantata a Vasto alla fine del '600. Si laurea all'Ateneo Fiorentino con una tesi sull'opera di Dante Gabriel Rossetti. Artista poliedrico, scrive su periodici e quotidiani ("La Critica Letteraria ed Artistica", "La Nuova Antologia", "L'illustrazione Italiana","II Corriere della Sera" "La Stampa", "II Mattino"). Si segnala con la pubblicazione di raccolte poetiche e poi si specializza nella critica d'arte. Ottiene successi di critica e di pubblico con la rappresentazione delle tragedie "Tiberio Gracco" e "La notte di S. Giuliano". Viandante alla ricerca e pellegrino del bello, è incessantemente in viaggio. Muore povero e dimenticato nel 1945 nella casa all'angolo di Piazza Caprioli a Vasto in cui aveva visto per la prima volta la luce. |
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stralcio
da "Lunarie de lu Uašte" - ed. 2004 |
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