Pittori di Vasto del Novecento
Nicola Galante
(Vasto, 7 dicembre 1883 - Torino, 5 dicembre 1969)
Pittore tra i più rappresentativi della pittura del Novecento,
incisore
, ebanista e xilografo
Esponente del gruppo di artisti  chiamato I Sei di Torino, operante a Genova e Torino
 
Il pittore e scenografo Enrico Prampolini cosi scriveva negli anni ’20:
Nicola Galante è un rude animatore
di paesaggi silenti
,
fatti da lui viventi e
plasticamente lirici nel legno
, suo elemento
di genesi e di trasfusione spirituale
”,
e aggiungeva,
..Egli è indubbiamente il più forte xilografo d’Italia.
Questo è solo uno delle tante testimonianze di apprezzamento
e stima rilasciate dai tanti artisti e critici verso quell’umile ebanista, xilografo e pittore, nato, in riva all’Adriatico
Abruzzese, a Vasto il 7 dicembre del 1883
, da Luigi,
falegname, e Rosa Raiani
.
Nicola Galante intraprende gli studi inizialmente a Vasto e
quindi a Chieti, nella R. Scuola di arti e mestieri “Luigi Savoia”, dove si perfeziona in ebanisteria e intaglio. Successivamente
torna nella città natale dove frequenta un corso serale di
disegno applicato, sotto la direzione del prof. Bersia e dell’ingegnere Luigi Pietrocola. In occasione di una mostra collettiva degli allievi del corso,  il settimanale Istonio, a
proposito del Galante, scrive:
Veramente pregevoli sono le tavole e le plastiche
presentate dall’alunno Nicola Galante di Luigi. Speciale lode
va data al disegno a penna di un bellissimo bancone in legno intagliato, stile del ‘500, di cui la parte ornamentale è stata riprodotta in grande, prima in disegno e poi un una bella
plastica
”. Grazie alla sua maestria ed alla perfetta
conoscenza della tecnica e della materia, Galante è capace
di progettare e disegnare, anche nei minimi particolari,
qualsiasi tipo di mobile, con forme sempre nuove e dalle
pregevoli linee artistiche.
Nel 1907, Nicola Galante si trasferisce a Torino, come lui
stesso ammette “principalmente per perfezionarmi nella
mia professione, piuttosto che in cerca di lavoro, poiché a
Vasto io e mio padre avevamo una buona bottega artigiana
”.
Dotato di grandi capacità tecniche, non ha difficoltà a trovare subito lavoro presso il mobilificio Giuseppe Celestino di Torino. Nella città piemontese, nonostante la lontananza, Galante mantiene i contatti con la propria città, inviando
periodicamente interessanti articoli, pubblicati sull’Istonio,
come ad esempio “Mobili ed utensili rustici dell’Abruzzo
chietino
”, scritto nel gennaio del 1909, dove descrive, con passione ed anche un pizzico di nostalgia, gli oggetti rustici
e arredi tipici della migliore tradizione dell’Abruzzo chietino; “Mobili moderni”, scritto in occasione di una visita allo stabilimento Carluzzi e Capaccini di Pescara, ed ancora un
lungo saggio sull’arte rustica. Di particolare rilevanza anche
i diversi articoli scritti in occasione dell’Esposizione
Internazionale di Torino del 1911, successivamente raccolti
e pubblicati in un piccolo opuscolo dall’editore Luigi Anelli
di Vasto.
Con l’arte nel sangue, tanta passione e voglia di riuscire,
Nicola Galante diventa uno dei maggiori xilografi del tempo.
Nel 1910, inizia a collaborare con la rivista torinese di arti decorative “L’Artista moderno”, diretto da R. Carlucci, dove pubblica articoli e progetti di arredi. Conobbe così il
disegnatore tedesco K. Seidel, che interveniva sulla rivista
come critico d'arte ed era in contatto con Ardengo Soffici e
con l'ambiente vociano. Con Seidel nasce una buona amicizia
tanto che lo stesso, che conosceva gli sviluppi recenti della



xilografia in Germania, chiese al Galante di illustrare il suo libro “Torino mia. Impressioni
di uno straniero
” (1912). Le dodici xilografie realizzate per l’occasione rappresentano per
la
cultura del tempo un linguaggio visivo nuovo e innovativo, una proposta radicale di
rinnovamento linguistico, di
cui è possibile indicare come soli precedenti i legni incisi del
gruppo
  Die Brücke.
Profondamente scosso dal suicidio di Seidel, Galante dal 1915 inizia un rapporto epistolare
e collaborativo con Ardengo Soffici (nel solo archivio Soffici sono conservate 75 lettere e 22
cartoline postali), tramutata anche in collaborazione artistica con la pubblicazione di alcune
xilografie apparse sulla rivista letteraria fiorentina Lacerba, fondata nel 1913 proprio dal
Soffici e da Giovanni Papini. 
Nel 1914 partecipa alla rassegna Internazionale di Incisioni di Stoccolma, promossa dalla
rivista L’Eroica, e l’anno successivo alla terza mostra della Secessione Italiana di Roma
; nel
primo fascicolo dell'annata 1915 dell'Eroica venne definito "futurista" e posto tra gli
"avanguardisti" insieme con il "sintetista" Arturo Martini.

Sempre nel 1914 vengono pubblicate due xilografie, una Natura morta e Il falegname, su
“La Rivista d’oggi”, diretta dall’avvocato vastese Roberto Roberti, stampata a Vasto
dall’Editore Guzzetti.
Dopo la parentesi del primo conflitto mondiale, Galante torna a Torino nel 1919, dove continua
ad incidere sul legno. La prima personale è del 1920 al Chelsea Art Club di Londra, con la presentazione in catalogo di C. Bell. Altre xilografie vengono pubblicate su Primo Tempo (1922)
e sul Selvaggio (dal 1926 al 1933). Dal 1912 al 1954, data dell’ultima xilografia, Galante inciderà
ben 72 legni.
Dal 1922 Galante comincia a dipingere seguendo il proprio istinto, prediligendo le nature morte
e i paesaggi. Il battesimo espositivo come pittore avviene alla Quadriennale della Promotrice torinese del 1923, dove espone accanto a De Chirico, Carrà, Tosi e Casorati. Seguiranno anni di intensa attività con tante mostre personali e collettive, sia in Italia che all’estero, con consensi crescenti di pubblico e critica. A Ginevra nel 1927, alla Biennale di Venezia nel 1928,
all'Esposizione Internazionale di Barcellona nel 1929.
Nella XIV Mostra di Ca' di Pesaro a Venezia una sua «Natura morta» fu acquistata da S.M.
Vittorio Emanuele III.
Enrico Paulucci dirà di Nicola Galante:
"Prima di mettersi ad incidere belle tavolette di legno ed a dipingere
paesaggi e nature morte
, Galante faceva il falegname: e rimase, tuttavia,
falegname anche dopo i suoi successi in arte, dedicando le ore libere ed i
giorni di festa alla pittura ed al disegno
". Ad appena 24 anni, con un bagaglio
di idee chiare
, ma sorretto da una vitale ambizione che lo portò ad immergersi
nella vita culturale torinese
, prese a frequentare gruppi intellettuali ed
artistici che
, all'epoca costituivano le nuove leve della corrente pittorica
ruotante attorno alla rivista
"L'artista moderno", cui collaborava Seidel,
l'uomo che influì decisamente a plasmare la versatilità e la grande
sensibilità di Nicola Galante
, il quale prese a disegnare e dipingere dal vero.
Nel 1929 Nicola Galante entra a far parte del gruppo de “I Sei di Torino” - Torino, primo dopoguerra: protagonisti della scena artistica il collezionista Riccardo Gualino, il
critico Lionello Venturi e Felice Casorati che contribuisce a promuovere il rinnovamento
culturale della città aprendo una scuola privata nel suo studio. Qui gravitano Jessie Boswell,
Gigi Chessa,
Carlo Levi, Francesco Menzio, Enrico Paulucci, il vastese Nicola Galante che
danno origine al
gruppo dei Sei di Torino. Condividendo la scelta di temi intimisti e la lezione
di Lionello Venturi, fautore del recupero dell’impressionismo, questi artisti praticano una
pittura tonale, in modo apertamente polemico rispetto alla retorica monumentale.  
I "Sei pittori
di Torino" impressionarono il mondo della critica e della  cultura artistica con
le
mostre collettive, tra cui quella alla Galleria Bardi di Milano nel 1929. alla Biennale di
Venezia
l'anno dopo. Dopo 35 anni, nel 1965, ritroviamo i "Sei" nella Mostra alla Galleria
d'Arte
Moderna di Torino.
Il critico e scrittore Mario Soldati, in occasione della prima mostra dei “Sei”, scrive:
Galante - artigiano è una falsa carta di identità - Galante è
invece molto fine
, molto signorile. Egli fa delle cose piccole
perché sa che è più di buon gusto
, e ci sono maggiori probabilità
di riuscita
, a limitare la propria ispirazione e ad approfondirla”.
Qualche anno più tardi, nel 1937, il grande pittore e critico Carlo Carrà, scriverà su 
L’Ambrosiano:
Conosco Nicola Galante da vent’anni e posso dire che sempre egli
è stato un raro esempio di rettitudine artistica
. La sua arte non
ammette lenocini di sorta
. Il suo realismo è di quello di buona lega.
Nessuna vanità e nessun interesse materialistico ha mai spinto
il nostro artista a sgarrare della sua linea
. Serve la sua passione
e nulla chiede
. È questo il solo modo per arrivare all’arte che dura”.
 
Nicola Galante è uno dei pochi pittori del Novecento che ha portato il nome di Vasto in giro
per il mondo non dimenticando mai la sua terra natìa impressa nelle tante tele dipinte, dove
ritroviamo i suggestivi paesaggi e gli scorci della campagna vastese e i colori della sua Marina.
È stato uno degli iniziatori della "Mitica"
 
Petite Galerie - Vasto, ai portici di Corso Nuova
Italia nei locali del bar attiguo al Politeama Ruzzi, sorta di Cenacolo di cultura che si occupava
di pittura, musica e letteratura (esposizione permanente d'arte, mostre personali, centro di informazione sugli artisti, ritrovo di pittori, scultori e musicisti, dagli anni '60, ideata e
organizzata da Lello Martone (Vasto, 1920 - 2004), affettuosamente chiamato "Pirata degli Artisti", per via del suo mecenatismo.
Insieme a lui c'erano Ennio Minerva, Luigi Martella,
Filandro Lattanzio, Michele Fiore, Saverio Della Guardia, Franco Paolantonio, Lucia Borghi Perrozzi e tanti altri ancora.

Nel 1970, in occasione del XII Premio Vasto, è stato reso omaggio al Maestro vastese attraverso
una retrospettiva con la presentazione di una cinquantina di opere, in gran parte oli, dai primi
anni ’20 fino agli ultimi quadri realizzati nel 1969 poco prima di morire.
 
Nicola Galante si è spento all’età di 86 anni, nella notte tra il 5 e il 6 dicembre del 1969, nella
sua abitazione di Corso Agnelli a Torino, circondato dall’affetto della moglie, Corinna, e dei
figli Valeria, Walter e Ottavio.
 
   
   
   
   
   
   
   
   
 
stralcio da art., a firma Lino Spadaccini, apparsi su "www.noivastesi.blogspot.com" del 6 dic. 2009 e 7 dic. 2013 e altre fonti

 Alberi” - 1969 - carboncino su carta - cm 35x28,5
 
 Casa tra gli ulivi” - 1967 - carboncino su carta su masonite - cm 24x31
 
 Interno con sedia e tavolino frutteria” - 1963 - olio su tela - cm 65,5x45
 
 Paesaggio collinare” - 1963 - disegno a carboncino - cm 38,5x30
 
 Piccola baia con ombrelloni” - 1961 - pastello su cartoncino - cm 24x30
 
 Campo di avena e monti” - 1960 - olio su tela - cm 38x55
 
 Spiaggia di Vasto” - 1954 - olio su tela - cm 45,5x65
 
 Natura morta” - 1953 - olio su tela - cm 38x55

 

 Cascina” - 1948 - olio su tela - cm 50x40

 

 Paesaggio a Testona” - 1943 - olio su tela - cm 31x41
 
 Paese oltre la Stura” - 1930 - olio su carta - cm 39,5x47,5
 

 Paese a Cavoretto” - 1929 - olio su tela - cm 40x50

 
 Paesaggio” - 1918 - xilografia - cm 30x20

Altre notizie su Nicola Galante si possono trovare:
http://www.treccani.it/enciclopedia/nicola-galante