di via Tre Segni scrisse all'amico Espedito Ferrara, direttore dell'Histonium: "Caro Espedito,
sei rimasto cieco e sordo da non vedere gli sgorbi che si fabbricano ai Tre Segni e da non
sentire le mormorazioni del paesaggio così ben protetto? Ma permettimi che come cittadino (anche in abito talare si è cittadini no?) mi rivolga non tanto all'amico Sindaco, ma all'artista
d'un tempo, all'artista della gioventù per chiedergli se sinceramente e francamente queste son cose da farsi. Mi permetti di chiedertelo? O mi butterai nel fondo del cestino? Credo che don Vincenzo meriti un posticino".
• Famose erano le sue prediche, "Alcune mamme vengono a lamentarsi delle figlie che hanno esagerato con i loro fidanzati e mi chiedono come fare per metterci una pezza. È inutile che
poi venite a chiedere consigli, dovevate pensarci prima, perché pure se è una pezza a colori è sempre aripezzate".
• Al termine della S. Messa soleva ripetere la frase "Paradiso a me e paradiso a tutti".
• Era sempre disponibile con tutti e fedele ai suoi compiti: tutti i mesi, anche con mezzo metro di neve per terra, si recava alla cappella del cimitero per dire la messa per i defunti caduti in guerra.
Col suo carattere forte, e con la sua parlantina, sapeva calamitare l’attenzione della gente e
animava i dibattiti cittadini, soprattutto quelli politici.
Don Vincenzo Pomponio ha vissuto in pieno l’avvento fascista. Diversi sono gli episodi legati a
questo periodo e alla sua figura.
• Nel maggio del 1924 veniva richiamato il clero della diocesi di Chieti-Vasto ad astenersi dal prendere parte a festeggiamenti politici, specialmente con funzioni o significazioni di carattere religioso, ma non sono mancati qua e là sacerdoti o parroci, i quali hanno sottoscritto manifesti elettorali, hanno preso parte a cortei o banchetti, c’è chi ha partecipato a comizi e chi ha fatto suonare le campane del paese. Vi furono ancora richiami da parte della diocesi dall’astenersi alle contesi di partito, di qualunque partito essi fossero. Ci furono addirittura alcuni preti candidati
dal fascio a Podestà del paese, mentre a Vasto veniva chiesto di ammonire, e se avessero
continuato di punire i preti Vincenzo Pomponio, Pio Pomponio, Giustino Cianci e Domenico
Suriani “per aver inviato l’obolo al giornale Il Popolo salutando Peppino Spataro ed il
maestro Luigi Sturzo e inneggiando alla nobile battaglia del Popolo”.
• Un altro episodio che lo vede ancora coinvolto politicamente è accaduto qualche anno prima,
il 25 aprile 1920, quando, in occasione di un comizio socialista a Vasto, un battibecco con i popolari guidati dall’avvocato Mayo e da Vincenzo Pomponio, sfociò in una baruffa generale, a seguito della quale tre socialisti vennero arrestati.
• Il quindicinale Histonium nell'estate del 1954 pubblica un piccolo trafiletto dal titolo "I sigari di don Vincenzo": Il nostro carissimo don Vincenzo Poponio si chiede perplesso:
– Come mai i sigari, che compro alla spaccio sono umidi, sfaldati, infumabili e i sigari ricevuti
da qualche amico parlamentare sono così asciutti, deliziosi, squisiti?... Come mai?
• Qualche mese dopo, lo stesso giornale pubblica un altro aneddoto dal titolo "Che cosa hai fatto stanotte?" E siamo quasi a mezzogiorno del 6. Don Vincenzo Pomponio campeggia in piazza. Non manca mai qualche gruppo intimo intorno alla sua alta inconfondibile figura di sacerdote.
– Che cosa hai fatto stanotte? – domanda don Vincenzo, che ricorda le tradizioni della nostra
terra.
– Niente, don Vincé, ho dormito. – E come, non hai parlato? – Se dormivo, non parlavo.
– Strano, conclude don Vincenzo, questa notte han parlato tutti gli animali, e tu… tu non hai parlato?!... (Secondo una leggenda nostrana la notte dell'Epifania tutte le bestie parlano.)
• Nel maggio del 1955 sempre sull'Histonium, appare un altro aneddoto dal titolo "La fame":
Un gruppo di persone – è l'argomento del giorno – parla di stipendi bassi insufficienti
inadeguati…
Non si può andare avanti, la cinghia è già oltre l'ultimo buco: in una parola è la fame…
Vicino al gruppo, che discute animatamente si trova il nostro caro don Vincenzo Pomponio, il
quale ascolta. Finalmente don Vincenzo interviene:
– Posso dire una parola!
– E come, don Vincenzo – risponde qualcuno – vogliamo il vostro parere.
– È trend'anne, conclude don Vincenzo, che ffacce lu cuappellane a lu cuambesande e n'è
mmenute ma' nisciune ch'è mmorte de fame!
• (26 aprile 2018 - ricordo di Ciccosan) – Famosi
i pomeriggi in piazza Pudente, in estate con i
tavoli messi sul marciapiede sotto le finestre del Circolo. A quei tavoli si svolgevano accese
partite di tressette e un immancabile protagonista era proprio don Vincenzo.
Io ragazzino, mi fermavo a fianco dei tavoli e ascoltavo il dialogo acceso dei giocatori. Ricordo
ancora l'odore del toscano che il prete fumava e talvolta appoggiava sul bordo del tavolo con la
brace all'esterno. Ma spesso capitava che una giocata di forza, quando si sbatte la carta vincente
a sorpresa, il tavolo era scosso e il sigaro cadeva a terra. Don Vincenzo non si faceva mancare
nulla, nemmeno qualche sibilante parolaccia mentre raccoglieva il mozzicone. Rialzandosi si accorgeva della mia presenza e, per niente imbarazzato da quello che avevo sentito, mi diceva
"si càsche lu sucuàrre, atturete li recchie" (se vedi cadere il sigaro, turati le orecchie). Indimenticabile.
Di don Vincenzo Pomponio si ricordano anche due pubblicazioni:
– "La Croce di G. Cristo - Via, Verità e Vita per genere umano", con il testo del
....discorso pronunciato il 3 maggio del 1909 nella chiesa di S. Pietro a Vasto, in occasione della
....festa del Legno della Croce.
– "Potenza e amore di Maria", pubblicato l'anno successivo.
il 27 febbraio del 1960, moriva don Vincenzo, per tanti anni cappellano del cimitero.
|