Per non dimenticare
Argentina: Storia dell'emigrazione
e il ruolo della donna nel processo migratorio
 
Tra il 1870 e il 1950 circa 2.500.000 persone lasciarono l'Italia per emigrare in Argentina e tentare la grande avventura de «la Merica». Circa 500 mila erano donne, la maggior parte delle quali seguivano i padri e i mariti in cerca
di fortuna.
Queste donne non partecipavano attivamente alla decisione di «partire» ed erano costrette
a un ruolo di accompagnamento e di cura
familiare, tuttavia, nonostante il trauma della lontananza, sono state capaci di portare
avanti la propria
vita con coraggio e di lottare socialmente per il riconoscimento e la tutela
dei propri diritti.

Argentina: Scuola professionale di donne
Scuola professionale di donne
Argentina e Italia nella metà del secolo XIX:
La Costituzione del 1853 e la Ley de Inmigración y Colonización del 1876 sono due momenti importanti dell'organizzazione della politica migratoria argentina del secolo XIX.
L'articolo 18 della Ley definiva immigranti i lavoratori giornalieri, gli artigiani, industriali,
agricoltori e professori minori di sessant'anni che decidevano di stabilirsi in Argentina.
La legge stabiliva i vantaggi - estendibili a moglie e figli - cui avevano diritto i nuovi arrivati che mostravano buona condotta e attitudine al lavoro. Tra le altre cose, gli immigrati potevano:
essere alloggiati e mantenuti a spese della Nazione, durante il tempo stabilito dagli art. 45, 46,
...47;
essere inseriti nel mercato del lavoro nazionale, in accordo alle proprie preferenze;
essere trasferiti con spese a carico dello Stato, nella parte della Repubblica argentina in cui
...decidevano di vivere.
L'emigrazione italiana fu un esodo complesso e multiforme, che interessò circa 20 milioni
di italiani e durò più di un secolo, dalla prima metà dell'800 alla seconda metà del '900.
Il processo migratorio della seconda metà del XIX secolo fu la conseguenza di una somma
di diversi fattori economici e culturali, che ebbero risvolti particolari nelle differenti regioni:
dalla crisi agraria che colpì il nord Italia al collasso economico del sud.
I potenziali emigranti ricevevano notizie dei destini
possibili attraverso l'informazione data
dal Governo, dalle Compagnie di colonizzazione o di navigazione. Anche il passaparola era un
canale importante che influenzava le scelte di parenti, amici, vicini e delle reti informali che

si costituivano.
Il viaggio iniziava quando i migranti lasciavano
il paese natio per raggiungere i diversi porti: Genova, Trieste o Napoli. Molte volte la
partenza era un avvenimento collettivo, a
cui partecipavano interi gruppi di parenti
e conterranei che partivano per l'estero.
In Italia, le realtà regionali erano molto forti.
Al momento dell'imbarco gli emigranti liguri, calabresi, napoletani o veneti si scoprivano «italiani», situazione aliena che si rinforzava
con lo sbarco, quando si imponeva chiaramente la condizione di «emigrante italiano».

Argentina: sbarco di una nave di immigranti  italiani nel porto di Buenos Aires
Sbarco di una nave di immigranti it. nel porto di Buenos A.
 
Componente migratoria femminile:
Secondo il primo censimento, realizzato in Argentina nel 1889, nella prima ondata di immigrati la componente femminile era una percentuale minore: una donna ogni due uomini a Buenos Aires,
una ogni tre a Rosario. Dal 1880 in avanti, con l'arrivo massiccio dei piemontesi e dei lombardi,
il numero delle donne aumentò.
Nel secondo censimento nazionale del 1895 risultava che la proporzione delle italiane era del
9,5%, la maggior parte delle quali nella città di Buenos Aires.
Raramente le donne emigravano sole. Poche volte decidevano. Spesso viaggiavano con il
gruppo familiare come spose, figlie, sorelle, madri o erano «chiamate» a posteriori, molte
volte attraverso un matrimonio per procura. In questo caso viaggiavano in compagnia di un
parente maschio.
La componente femminile ha permesso di rendere permanente la scelta migratoria.
 
Hotel de los inmigrantes:
I migranti che arrivavano in Argentina venivano accolti in un'apposita struttura che, tra il 1887
e il 1911, veniva chiamata «La Rotonda».
Nel 1911 si inaugurò l'«Hotel de los Inmigrantes», un complesso di quattro piani adiacente al
molo di sbarco che comprendeva l'hotel propriamente detto, uffici di lavoro, ospedale, cucina, panetteria e una mensa che ospitava fino a 1.000 persone a turno.
Una volta sbarcati, i nuovi arrivati alloggiavano gratuitamente per cinque giorni presso l'hotel, tempo che poteva estendersi in caso di necessità.Tutti gli stranieri in possesso dei documenti
di viaggio e in buona salute erano ammessi. Nessuno era illegale nell'Argentina
dell'immigrazione di massa.
 
Los Conventillos:
La migrazione italiana si concentrò in parte nelle principali città del paese, in parte diede origine
a centinaia di colonie italiane sparse per tutta l'Argentina.Tra le altre, Humberto 1 °, Lago di Como, Garibaldi, Toscana, Bella Italia, Piemonte, Firenze, Rey Humberto, Victor Manuel, Rufino.
Nella provincia di Córdoba sorsero più di 400 colonie, alcune delle quali mantengono tuttora intatte le tradizioni di origine.
Gli italiani che si installarono nel Chaco
crearono la propria industria del cotone.
A Mendoza e San Juan sorsero molte aziende vinicole, a Tucumán fiorì l'industria dello zucchero, mentre nel Rio Negro un imponente lavoro di irrigazione rese possibile la creazione
di oasi frutticole, come Villa Regina.
...............Immigrati italiani radunati nel patio del "conventillo"
Argentina: Immigrati italiani radunati nel patio del "conventillo"
Argentina: Casa tipica del quartiere "La Boca"
Nelle zone rurali, le donne si occupavano della casa, dell'orto e dell'allevamento di galline e conigli. Spesso lavoravano nei campi, a fianco degli uomini.
Gran parte dell'immigrazione italiana che si stabilì a Buenos Aires, si installò a La Boca e diede al quartiere un'impronta culturale molto forte. Oltre al dialetto della regione di provenienza, i migranti parlavano il cocoliche,
un miscuglio di spagnolo e italiano.
Gli uomini lavoravano al porto, scaricavano le navi, lavoravano nei cantieri e costruivano abitazioni precarie di lamiera o legno, i «conventillos» in cui ogni famiglia disponeva
di una stanza e condivideva la cucina e il bagno.
Regno indiscusso delle donne, il conventillo accoglieva decine di famiglie. Senza luce e senza aria, le abitazioni erano allineate attorno a un patio comune, dove conviveva una moltitudine
di lingue e dialetti.
................................................Casa tipica del quartiere "La Boca"
Le donne passavano la maggior parte della giornata lavando, cucinando e badando ai bambini.
Il patio e la strada erano gli spazi disocializzazione e scambio, dove le donne svolgevano le
attività domestiche o lavorative.
 
Lo sciopero delle scope:
Le donne e i bambini dei quartieri di La Boca e Barracas furono i protagonisti di una delle
proteste più famose di inizio del secolo scorso (1907), conosciuta come «la huelga
de las
escobas», (lo sciopero delle scope).
Gli inquilini del conventillo «Los cuatro diques», nel quartiere Barracas, rifiutarono
l'aumento dell'affitto e in pochi giorni altri 500 conventillos si unirono alla protesta.
Gli inquilini elaborarono una lunga lista di reclami che consegnarono ai portinai, incaricati
di ritirare le quote mensili.
L'assenza degli uomini per lavoro obbligava le donne e i bambini ad affrontare la polizia e le
autorità giudiziarie. Ne «las marchas de las escobas», (le marce delle scope), bambine e
bambini di tutte le età manifestarono con le scope in mano lungo le strade del sud di
Buenos Aires.
La mobilitazione coinvolse a catena molti conventillos, da cui la polizia venne più volte
cacciata a colpi di scopa e secchiate d'acqua bollente.
Gli anarchici e i socialisti appoggiarono politicamente e materialmente gli scioperanti, e
misero a disposizione i locali per le assemblee.
Gli scontri con le forze dell'ordine divennero sempre più crudi. Il funerale di un ragazzo di
15 anni, Miguel Pepe, colpito a morte dalla polizia, si trasformò in una marcia di 15 mila
persone, capeggiata dalle donne.
Verso la metà del 1907 le ribellioni si spensero, benché nei conventillos coinvolti nella
protesta le condizioni di vita fossero addirittura peggiorate. Molti degli scioperanti stranieri
vennero espulsi dal paese.
 
Vita quotidiana:
Maria Rizzoti, in Mujeres Inmigrantes. Historias de vida:
Non fu senza sforzo che mi sono adattata a tutto. Ho imparato a parlare spagnolo relazionandomi con la gente e, da sola, a leggere e scrivere in questa lingua. Ci volle un po'
di tempo per abituarci alla nuova realtà di un paese che non era il nostro, ma che diventò
quello dei nostri figli.

Le donne furono le mediatrici tra la cultura di origine e quella di arrivo. Ebbero un ruolo fondamentale nella trasmissione culturale e nel mantenimento dei tratti identitari, in particolar modo nella preservazione delle tradizioni gastronomiche e della medicina popolare.
Le ricette dei piatti regionali passarono da madre a figlia, con l'aggiunta di ingredienti locali.
Le donne portarono con sé le spezie usate abitualmente nella cucina italiana, come il rosmarino,
la salvia, il timo, l'origano.
Per quanto riguarda il lavoro, alla fine del XIX secolo il mercato femminile offriva poche attività
in genere poco qualificate, la maggior parte nel servizio domestico. Le donne lavoravano come cameriere, lavandaie, cuoche, stiratrici, camiciaie o ricamatrici.
Il lavoro femminile era spesso invisibile, dato che le attività domestiche non venivano
remunerate e quindi non erano considerate veri lavori. In realtà le donne si occupavano di
molte cose, tra le quali le faccende domestiche, i pasti, i bambini, la medicina popolare, le
conserve, il pane e il sapone.
Con l'industrializzazione, le donne si incorporano nelle fabbriche tessili della capitale - come Alpargatas e Grafa - e in diverse fabbriche di Barracas che producevano fiammiferi, tabacco, candele e sigarette.
Anche l'industria dei vestiti iniziò ad assumere lavoratrici per le diverse fasi della produzione: disegno di modelli, taglio e cucito, stiratura. La maggior parte lavoravano a domicilio, poiché
la macchina da cucire era un investimento accessibile alle famiglie operaie. Negli stabilimenti produttivi il salario femminile era inferiore a quello maschile. Nella fabbrica di Alpargatas, ad esempio, per lo stesso orario di lavoro le donne ricevevano da uno a due pesos e gli uomini da
tre a quattro pesos.
 
Impegno sociale:
A partire dal 1896, le donne si dedicarono
anche all'attività sindacale.
I conflitti iniziarono nei primi anni del XX
secolo in alcune industrie di sigarette,
fiammiferi e tessuti, dove la mano d'opera femminile immigrata era numerosa e
superava la mano d'opera locale del 25%.
Nel 1904 le sarte e le disegnatrici di moda
furono protagoniste di un famoso sciopero in
cui chiedevano miglioramenti di stipendio e migliori condizioni di lavoro.
Nel 1919 ci furono importanti scioperi del personale telefonico per orario abusivo e
ambiente di lavoro inadeguato. ... .. .Il 7 marzo 1920
Juliana Lanteri realizzò una simulazione di voto femminle
Le italiane furono attivamente presenti nei movimenti di lotta per i propri diritti. Tra queste, Carolina Muzzilli, socialista e figlia di italiani, partecipò a varie manifestazioni, assemblee e congressi. Diresse il giornale «Tribuna Femenina» e scrisse articoli sui diritti delle donne e
contro lo sfruttamento. Formò parte del «Centro Socialista Femenino» fondato nel 1902, il cui
fine era far conoscere alle donne i propri diritti e doveri.
La dottoressa Juliana Lanteri, di origini piemontesi, fu la prima donna a ottenere un titolo universitario in Argentina e lottò a favore del suffragio femminile. Nel 1919 si presentò come candidata deputata e realizzò una simulazione di voto alla quale parteciparono circa 4 mila
cittadine. Da quel primo tentativo passarono più di 30 anni perché il voto femminile si
convertisse in un diritto reale in tutta l'Argentina.
 
Il Presente:
Oggi l'Argentina è un paese di emigrazione e immigrazione.
Dalla fine degli anni '70 del XX secolo, molti argentini nipoti e bisnipoti di italiani hanno deciso
di ripetere il cammino che i loro avi avevano fatto un secolo prima, tornando a migrare.
La dittatura militare e la crisi economica degli anni '80 e del 2001 sono state alcune delle
cause fondamentali di questo nuovo esodo.
stralcio da art., a firma Paola Cereda, apparso sul mensile "Missioni Consolata" - Torino - n. 2 - feb. 2009