Cenni sulla Città del Vasto
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La città del Vasto vista dall'alto, ai giorni nostri
Stemma Araldico della città di Vasto Antico Municipio de' Romani,
ove apersi le luci ai rai del giorno,
tu che ornando la spiaggia dei Frentani,
hai l'Adria a fronte e lieti colli intorno,...
(Gabriele Rossetti)
1563. Luglio a Vasto - Il primo sonetto dedicato a Vasto di Annibale Briganti
 
“Vasto città di grazia, fiore della mia terra”, Gabriele D'Annunzio
 

Notizie:
Nome: VASTO (Istonio dal 1938 al 1944 - anticamente: Histonium);
Città dal 29 marzo 1710
;

Cap - sigla provincia: 66054 CH;
Provincia: Chieti;
Altitudine: 143 m. s.l.m.;
Superficie: 70,63 Kmq;
Abitanti: n. 40.436 alla data del 31/12/2021;
Famiglie anagrafiche: 19.132;
Telefono Comune: 0873/3091;
Denominazione abitanti: vastesi, localmente vastaroli, uaštarúle.

Il centro è situato a 143 m. s.l.m., su un terrazzo costiero a breve distanza dal mare.
Temperatura media: invernale 9° C / estiva 24° C.;
Venti Prevalenti: Nord - Est;
Giornate di sole: 270 medie annue;
indice di umidità: 50 - 60%;
Prevalenza Geologica: Calcarea - Argillosa;
Posizione: 42° - 3”- 3” latitudine nord; 12° - 22” - 12” longitudine est;
Estensione costa: Km 7 di arenile; km 13 di scogliera;
Spiaggia: sabbiosa;
Larghezza arenile: mt. 150 in media;
Con i suoi venti chilometri, dal Fiume Sinello al Torrente Buonanotte, Vasto può vantare il tratto di costa più lungo dell’intera regione. Un primato insignificante se non fosse seguito da altrettanti chilometri di costa varia e spettacolare, formata non soltanto dall’ampio arenile dalla sabbia dorata, ma anche da cale e insenature dalla Marina fino al Porto, dalla spiaggia di Punta Penna, dall’affascinante e meravigliosa Punta d’Erce, ed anche dalla lunga spiaggia sassosa da Mottagrossa fino alla foce del fiume Sinello, che ci separa dal territorio di Casalbordino.
Santo Patrono: San Michele Arcangelo (dal 1827 con breve papale di Leone XII);
Economia: a prevalenza industriale, commerciale e turistica. Industrie meccaniche, materiali da costruzione, alimentari, chimica. Mercato agricolo. Turismo.
Distanze e collegamenti:
da Chieti Km 71, L’Aquila Km 166, Roma Km 271;
Autostrada: A14 MI-BO-BA; A25 Roma-PE;
Ferrovia: linea BO-FG-BA-LE;
Via aerea: Aeroporto Liberi di Pescara;
Gemellata con: Ischia NA (1984) - Perth (W.A.) (1989) - Isole Tremiti FG (2001) -
...Villa Sant'Angelo AQ (2010) - Bari (2019;
Stemma Araldico: Lo stemma della città è uno scudo quadripartito a scacchiera con i colori del rosso e dell'argento tra di loro incrociati, circondato dalla scritta " VASTUM OLIM HISTONIUM ROMANUM MUNICIPIUM" (Vasto l'antica Histonium Municipio Romano).


Nel 2022 (ottobre), donazione, al Comune di Vasto, dell'artista vastese Valeria Altieri di 6 opere artistiche della sua collezione privata. Trattasi di lavori in cui l’arte viene espressa attraverso la pittura su vetro e plexiglas. Scatole luminose che si avvalgono di superfici specchianti e luci. Le immagini così si sdoppiano nelle simmetrie spezzate, nella composizione e scomposizione dei
volumi e dei colori irridescenti. I supporti trasparenti vengono usati come superfici di materie
che accolgono e trasmettono luce. Sono già state collocate nel corridoio principale del Municipio
dove potranno essere apprezzate non solo dai dipendenti, ma anche da tanti cittadini. Una
donazione che consentirà a molti di conoscere l’artista vastese che da autodidatta ha sostenuto
gli esami per il diploma all’Istituto d’Arte di Lanciano ed ha svolto la professione di architetto
senza mai abbandonare la pittura”.



Vasto - Trabocco
Vasto - Spiaggia e pontile
Vasto - Punta d'Erci
Vasto - Croce di Montevecchio
Il Golfo di Vasto dalla loggia Amblingh
La città del Vasto vista dalla Marina
Vasto Marina, di notte
La Città del Vasto vista dall'alto
La Città del Vasto vista dall'alto
Mura e stradina pedonale (scorciatoia) per il mare
Palazzo d'Avalos Vasto vista dall'alto prima della ristrutturazione
Vasto - angolo panoramico
Fontana di Piazza Barbacani - Vasto
Vasto - La Sciabica e sullo sfondo il monumento alla Bagnante
Vasto -  Giardino Palazzo d'Avalos
Vasto alta  visto dalla Marina
Vasto - Scogliera
Vasto - Golfo
Vasto - veduta del golfo e spiaggia
Tramonto a Punta d'erce - Vasto
Interno Teatro Rossetti - Vasto
Vasto - Portale di San Pietro (resti post frana del 1956)
Il verso iniziale del canto poetico che Gabriele Rossetti (1783-1854) dedicò alla sua città natale richiama la sua storia millenaria. Una storia che sconfinando addirittura nella leggenda la vuole fondata dal greco Diomede, uno dei mitici eroi dell'Iliade di Omero, di ritorno dalla guerra di Troia, ma che, in realtà, ha inizio con l'arrivo dei Frentani, una popolazione italica di stirpe sannitica dedita soprattutto al commercio della lana.

La prima popolazione che abitò Vasto fu costituita, secondo la leggenda, da tribù provenienti dalla Dalmazia.
Il primo nome, Histon, venne dato a Vasto da Diomede, re d'Etolia, il quale dopo l'assedio di Troia che vinse con arte ed astuzia mirabili, (intorno al 1200 a. C.), tornò in patria, adoperando come zavorra della sua nave le pietre delle mura troiane ma al suo ritorno, però, scoprì l'adulterio della moglie Egialea e fuggì  con la sua flotta in Occidente. Sbarca nell'italia meridionale, fondando diverse città tra le quali Histon (nome scelto in ricordo del monte Histone di Corfù), arrivando sul posto alla guida degli Illari.
Verso il
V secolo a.C. il sito fu occupato dai Frentani che potenziarono il primitivo approdo di Punta Penna. Le tante iscrizioni osche e i recenti rinvenimenti di anfore nel golfo di Vasto, testimoniano l'esistenza di traffici marittimi, nonchè la grande importanza della città nel territorio frentano.
Dopo la guerra sociale (91-88 a C.) Histon divenne Histonium e fu elevata alla dignità di Municipio Romano e durante l'età imperiale acquisì potenza e prestigio (Histonium, dal greco Iston che vuol dire tela di lana ed istoniesi furono detti i suoi primi abitanti).
Nello stemma cittadino compare, infatti, la scritta:
VASTUM OLIM HISTONIUM ROMANUM MUNICIPIUM
(Vasto l'antica Histonium Municipio Romano)
Alleata di Roma, Histonium ne condivise gli eventi divenendo una delle città più fiorenti della costa adriatica con il privilegio della cittadinanza romana e della podestà di imporre tributi.
La città venne fortificata da Teodorico ed aggregata al ducato longobardo di Benevento come "gastaldato" (cioè residenza del Gastaldo amministratore della giustizia), per cui prese nome "Guasto" (da cui derivò Vasto). Venne distrutta nell'802 dai Franchi di Pipino il Breve guidati da Gastaldo Aymone duca di Dordona nella guerra contro Grimoaldo, duca di Benevento, e parte del territorio venne dato al Gastaldo, e si chiamò, quindi "Guasto d'Aymone"; un'altra parte della terra venne data ad un Gisone, da cui Guasto Gisone (nella parte meridionale).
Saraceni ed Ungari devastarono la terra di Vasto nel X e XII secolo rovinandone gli edifici e saccheggiandola, fino a che, la città divenne possedimento dell'Abbazia di San Giovanni in Venere
nel 1041 fino al 1271.
Nel 1177 Papa Alessandro III, muovendo da Siponto alla volta di Venezia per trattare la pace con Federico Barbarossa, costretto da una tempesta, sbarcò a Vasto e vi si fermò per un mese fino ai giorno delle Ceneri. Anche i Crociati nel 1194, transitando per Vasto per imbarcarsi per la Terrasanta, la saccheggiarono; egual sorte la città ebbe nel 1240 ad opera dei Veneziani.
Guasto Aymone passò in feudo a Guglielmo di Scillata nel 1273; poi fà possesso di altri feudatari fino a che Giovanna I regina, lo trasferì a Luigi di Taranto, togliendolo alla sorella Maria D'Aragona, moglie di Carlo di Durazzo. Alla di lei morte nel 1366 divenne terra demaniale.
Fu nel 1385 che i gastaldati, per disposizione del re di Napoli di Carlo III di Durazzo, vennero riuniti Guasto Gisone con Guasto d'Aymone.
Guasto fu feudo dal 1422 dei capitani di ventura Caldora per passare, nel 1444 ai Guevara e poi ai d'Avalos nel 1460 (nobile famiglia di origine spagnola, con il titolo marchionale del Vasto la tenne ininterrotamente dal 1496 al 1798; d
alla seconda metà del 1500 Guasto divenne Vasto. I D'Avalos vi trasferirono il fasto della corte iberica e innalzarono uno splendido palazzo: Il Palazzo D'Avalos; la città per la sua bellezza fu chiamata "Atene degli Abruzzi".
Il 29 marzo 1710 Carlo III d'Austria, con suo diploma, concede a Vasto il privilegio del titolo di
"Città".
Gli avvenimenti conseguenti alla rivoluzione francese del 1789, i moti del 1799 e l'instaurazione della monarchia napoleonica di Gioacchino Murat che abolì le leggi feudali, ebbero un notevole influsso sulla vita della città, che fu uno dei centri abruzzesi più attivi nella lotta per l'indipendenza e l'unità d'italia a cui tributò un notevole contributo.
Tra le tante curiosità storiche, va ricordato che Vasto, per prima in Abruzzo, il 4 settembre 1860, si dichiara per Garibaldi e Vittorio Emanuele, innalzando il Tricolore, nel lungo e complesso processo che porta all'unificazione della penisola e alla decadenza del Regno Borbonico.
Il nome Vasto, durante l'avvento del fascismo, in omaggio alla dilagante romanità dell'Italia, nel 1938 (con Regio Decreto n. 517 del 31 marrzo 1938), venne mutato in "Istonio", ricalcando l'Histonium di epoca romana. I vastesi si chiamano Istoniesi.
Dopo la parentesi della seconda guerra mondiale, il 16 novembre 1944, la città cambia ancora nome per divenire nuovamente "Vasto".


La città conserva ancora evidenti le vestigia del tessuto urbano romano a trama viaria ortogonale nella parte nord, inglobate dalla cinta muraria medioevale di cui resta la porta (santa Maria) ed un torrione cilindrico (di Bassano). La città romana vantava il campidoglio, le terme e numerosi templi oltre ad un anfiteatro (celato sotto piazza Rossetti).
L'attuale città sorge su precedente insediamento romano, come testimoniano le rovine dell’anfiteatro, le cisterne e i tratti di muratura nella zona investita da una frana nel 1956 che ha cancellato le numerose tracce di antichità esistenti nella parte orientale e ora sistemata a passeggiata archeologica e ambientale con l’incomparabile spettacolo della marina vastese inghirlandata da miriadi di luci.

La costa vastese è caratteristica per spiaggette ed anfratti contornati da scogliere. Oggi, Vasto è una città moderna, tra le più popolose ed
industriose della
provincia di Chieti e della regione Abruzzo che guarda
al futuro con
fiducia e con nuove e più che legittime ambizioni.
È anche
Meta Turistica ed inserita negli itinerari del
Turismo Religioso.

Le altre province dell'Abruzzo sono: L'Aquila (capoluogo di regione), Pescara e Teramo.

Frana in Vasto nel 1956
Vasto, insieme con il Cairo ed il Pireo vuole, innanzi a sé, l'articolo maschile.
Tra i personaggi illustri cui la città del Vasto diede i natali si ricordano:
• Lucio Valerio Pudente
, incoronato poeta in Campidoglio dall'imperatore romano Traiano, dopo aver gareggiato, a soli tredici anni, nel 106 d.C, nella poesia latina, durante i Giochi Capitolini che si svolgevano a Roma; ricoprì in seguito la carica di curatore delle rendite pubbliche durante l'impero di Antonino Pio.
• Gabriele Rossetti, il "Tirteo d'Italia", poeta ispirato, fecondo, patriota irriducibile che, con i suoi versi, infiammò il Risorgimento napoletano; fù condannato a morte e fuggì esule a Londra, dove non cessò mai di dar lustro all'Italia e di cantare la lontana, amata patria vastese.

Nel medioevo esistevano Vasto Gisone e Vasto D'Aymone:

furono riunite nel 1385
Avevano amministrazione separata e una loro chiesa
(rispettivamente S. Maria e S. Pietro)
Dopo la caduta dell'impero romano, il Municipio di Histonium, perduto ogni splendore, a causa delle devastazione che si abbatterono nella regione frentana, fu completamente abbandonato e restò deserto. Infatti, nel 942, il nucleo urbano cominciò ad essere più noto come terra del Guasto Aymone. La denominazione "Guasto" è riferita al territorio dell'attuale Vasto, assegnato a Aymone di Dordona che  comandava l'esercito di Pipino inviato da Carlo Magno a soffocare la rivolta di Grimoaldo, Duca di Benevento.
Le truppe di passaggio nel territorio vastese, distrussero la città di Histonium. Infatti, nel 942, il nucleo urbano distrutto, cominciò ad essere più noto come terra del "Guasto d'Aymone" dove, peraltro venne costruita una fortezza e si chiamò anche "Castello del Guasto".
Nel 1047, l'Imperatore Errico III lo assegnò sotto il possesso dell'Abbazia di San Giovanni in Venere. Successivamente vennero costruite altre abitazioni verso la contrada di Santa Maria Maggiore, che diedero origine ad un agglomerato che prese la denominazione di Guasto Gisone, con amministrazione autonoma da Guasto d'Aymone.
Testimonianza della sua esistenza si ha, come potè accertare l'archiviario regio Sigismondo Sicola, il quale, nel 1688, effettuò una indagine presso l'archivio della Zecca.
Nell'elenco relativo a Carlo I, tra le terre assegnate a Bertrando del Balzo, nel 1269, figura Guastum Gisonis Pro Uncia V (Reg. Carol.I, Jl. 36).
Che poi Guasto Gisone confinasse con Guasto d'Aymone, è confermato in un registro di Carlo II (Reg. Carol II an. 1289, fl. 86) in cui è detto: "Legitur quaedam donatio facta per D.regem Henricum de Guasto Aymonis nonnullorum bonorum sitorum in dicta terra Wasti Aymonis cum finibus...v.c una part, vallonus de Liportilli, qui dividit territorium ipsum est etiam territorium Guasti Gisonis, et vadit usque ad vallonem de malo tempo..."
I due Guasto sono anche registrati nel cedolario delle terre che sono comprese nelle province di Abruzzo, nel foglio 126 Guastum Aymonis e nel foglio 126 Guastum Gisonis (Reget 1335, litt. A).  
Avendo i due Guasto - Aymone e Gisone - amministrazione separata, è da supporre che entrambi avessero anche una loro chiesa. Una riprova di tale esistenza si riscontra nelle controversie che distinsero le parrocchie, quella di San Pietro che apparteneva a Guasto d'Aymone, e quelle di Santa Maria che apparteneva a Guasto Gisone, e che la gente di Guasto d'Aymone era distinta con
"vulgo di giù," e la gente di Guasto Gisone con "vulgo di su". Inoltre la chiesa di Santa Maria Maggiore accampava privilegi superiori a quelli di San Pietro, perchè risultava più prossima alla residenza del Barone che era anche parrocchiano, e per la sede degli arcivescovi di Chieti che, durante le loro visite vi prendevano dimora.
In un diploma, trasferito in pergamena il 12 novembre 1467 dal notaio Cola Di Genno Antonio (custodito nella chiesa di San Pietro) si ha notizia dell'unione dei due Guasto, avvenuta già il 9 gennaio 1385 di cui riportiamo il contenuto. 
"Buzio di Alvappario, regio cancelliere, protonotaio, e sindaco della terra del Guasto di Aymone, supplicò in nome suo, e della sua comunità, Carlo III di Durazzo, affinchè il prossimo Guasto Gisone si fosse incorporato al Guasto di Aymone, ed unì alla supplica l'offerta di 600 fiorini d'oro. Il re condiscese alla domanda, e ne spedì diploma per mano di Gentile de Merolinis di Solmona. In esso si rammentò prima la fedeltà degli uomini della terra del Guasto di Aymone, e poi le inquetitudini, i pesi ed i contrasti, che avevan sofferti contro i suoi nemici per esaltazione del suo real nome. Dichiarò che il Guasto Gisone, cogli uomini,vassalli, terre culte ed inculte e rimanesse per sempre unite al Guasto di Aymone, facesse con esso, un sol corpo, e si reputasse del demanio di questa terra, ma però, che la comunità  e gli uomini della terra del Guasto di Aymone, tamquem principale membrum, et caput, fossero tenuti in ciascun anno a pagare alla sua curia le generali sovvenzioni, collette, ed altri fiscali imposte, che gli uomini del Castello di Guasto Gisone fossero tenuti di soddisfare colla quantità del fiscale servizio, che, per detto castello, si corrispondeva. Comandò che agli uomini di Castel Gisone non si negasse di abitare nellla terra del Guasto di Aymone, e proibì che, cotal unione si potesse in alcun tempo sciogliere,e rivocare. Diè degli ordini a' giustizieri, che osservassero tale privilegio, e finalmente lo unì col suo suggello.
La torre campanaria di S. Maria Maggiore fu edificata sul bastione
del castello di Gisone e Vasto D'Aymone - pittura del vastese Gabriele
Smargiassi
(Vasto, 1798 - Napoli, 1882) - olio su tela - cm. 38,5 x 29,5
stralcio da art., a firma Giuseppe Catania, apparso sul blog "www.noivastesi.blogspot.com" il 25 ottobre 2018


Fra Serafino Razzi, "Viaggio in Abruzzo", 1574-1576