Teatri di Vasto: | |
Teatro Comunale “Gabriele Rossetti” | |
dall'interno
incantevole, inaugurato nel 1819. Il teatro è fra i più
graziosi della Regione. Vasto-Via Aimone-T. 0873.364160 - www.teatrorossetti.it -e-mail: info@teatrorossetti.it |
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La
Storia La storia del Teatro Comunale Gabriele Rossetti di Vasto è antica e risale al 1818. Durante l'occupazione francese il convento di S. Spirito viene confiscato ai Padri Celestini e il chiostro adibito a carcere. Nel 1818, sindaco Domenico Laccetti, su iniziativa del barone Luigi Cardone, la Chiesa viene trasformata in teatro. Sotto Ferdinando I di Borbone, viene ultimato ed inaugurato il 30 maggio 1819 il Regio teatro Borbonico, pur incompleto, con la recita di una farsa allestita da una compagnia di dilettanti locali. Il progetto dell'opera è dell'ing. Taddeo Salvini di Orsogna e nel 1830 la realizzazione delle parti lignee viene affidata all'arch. Nicola Maria Pietrocola che per l'esecuzione si avvale del maestro ebanista vastese Pasquale Monacelli. Risale al 1832 l'ultimazione dei lavori del Teatro. Il sipario, raffigurante l'incoronazione, in Campidoglio, del tredicenne poeta latino Lucio Valerio Pudente, cittadino di Histonium, dipinto dall'artista orsognese Franceschini su bozzetto di Nicola De Laurentis, viene realizzato nel luglio 1832. Un mese dopo il Consiglio Decurionale nomina la delegazione comunale per l'amministrazione e delibera il regolamento del Teatro Comunale. Il 15 settembre 1832 il teatro, ormai completato, viene ufficialmente riaperto alla presenza, nel palco appositamente predisposto, "dell'augusta persona del Sovrano Ferdinando II". Nel 1841 il Consiglio affida l'incarico per l'intervento di "accomodamento da farsi al tetto" all'arch. Pietrocola e il consolidamento delle strutture viene eseguito, in economia, nel 1842 con la supervisione dei Decurioni Domenico Crisci e Vincenzo Marchesani. A questo punto !a struttura del teatro è ormai definita e l'artefice principale può essere ritenuto il Pietrocola, che, come gli è divenuto abituale, |
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intervieneper perfezionare opere che non ha progettato. Nel 1860, alla caduta del regno di Napoli e con l'unità d'Italia, il teatro cambia la denominazione da "Real Teatro Borbonico" a Teatro comunale "Gabriele Rossetti" (il tirteo d'Abruzzo, poeta vastese ed esule in Inghilterra). Nel 1908, vengono avviati importanti lavori di restauro e di completamento ed abbellito quando era sindaco Luigi Nasci e l'artista Federico Ballester (** vedi notizie in fondo pagina) affrescò il soffitto dipingendo "Le ore deliziate dalle Muse"(la tela sulla volta del teatro). Sua anche la firma sull'affresco del foyer. Luigi e Pompilio Cervelli eseguirono gli stucchi, gli ornamenti e le dorature. Sono interamente decorati a stucco e dorati gli esterni dei palchi e gli interni dei palchi sono tappezzati con parati damascati. Nel 1932 al Teatro "Rossetti" viene rappresentata, in prima assoluta l'operetta "Core mé" musicata dal m° Aniello Polsi su libretto di Espedito Ferrara. Nel 1943 viene trasformato in sala cinematografica e, nel 1944, durante l'occupazione delle truppe alleate che risalendo l'Italia, vi bivaccarono, la struttura viene utilizzata come magazzino; gli interni irrimediabilmente degradati e viene asportato il sipario che scompare nel nulla. A cura dell'allora sindaco avv. Florindo Ritucci Chinni il teatro viene nuovamente sottoposto a restauri. Ma la struttura, purtroppo, viene trasformata in magazzino comunale. Già dal 1956 i giornali (Il Tempo del 23 ottobre) sottolineavano lo stato di abbandono del Teatro (v. anche II Tempo del 27 marzo 1958). L'Amministrazione Comunale e per essa l'Assessore Giuseppe Bontempo, assumeva l'impegno di "riaprire il Rossetti" (v. La Gazzetta 8.2.1970). Con delibera di Giunta n. 206 del 5.3.1973, viene approvato il progetto esecutivo per la sistemazione e ristrutturazione per l'agibilità del Teatro e nel 1975 vengono iniziati i lavori di "recupero" finanziati con 250 milioni di lire dalla Cassa per il Mezzogiorno, affidati all'impresa Fiordigigli & Figli, su progetto dell'ing. Pierluigi Inverardi. Opere in programma: rifacimento della facciata e di tutte le strutture idonee a rendere il teatro agibile. Più tardi, con i finanziamenti regionali per il recupero delle attività culturali, i lavori vengono ripresi e affidati alla ditta Fabbri di Ancona per l'arredo interno, su progetto degli architetti Ragni e Papini. Nel 1981 si attendeva ancora il completamento dei lavori e nel 1985 i giornali annunciavano la ripresa dei lavori per completare l'antico Teatro Rossetti di Ferdinando I. |
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Gli
ultimi restauri degli anni '80 e '90 hanno riconsegnato a tutta la cittadinanza
questo splendido gioiello che viene attualmente utilizzato per eventi di alto livello culturale ed artistico. |
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La "riapertura"
ufficiale del Rossetti avviene il 6 dicembre 1987, sottolineata dall'emissione
di una "cartolina" ed annullo speciale del Circolo Filatelico Numismatico "Vastophil", e dalla partecipazione in concerto del celebre flautista Severino Gazzelloni che, con i suoi virtuosismi, incanta per oltre un'ora il numeroso pubblico intervenuto. |
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Alza
il sipario, per l'ennesima volta, ufficialmente (cerimonia di inaugurazione
2 marzo 2007, alla presenza del Presidente del Senato Franco
Marini), il restaurato storico teatro comunale "Gabriele Rossetti",
i cui lavori sono stati affidati alla direzione dell'arch. Carmencita
Onorato. Il Sindaco dott. Luciano Lapenna, entusiasta e soddisfatto. "Il teatro dovrà cercare di entrare nel circuito culturale nazionale - ha detto Lapenna - alla luce della sua storia e della sua valenza". La
direzione artistica è stata affidata al noto ed affermato maestro
e compositore vastese
Raffaele Bellafronte Il
teatro gode di una straordinaria acustica, certamente la migliore d'Abruzzo. |
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![]() Inaugurazione del teatro comunale "Rossetti",
2 marzo 2007 |
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taglio del nastro da parte del Presidente del Senato Franco Marini. Alla sua sinistra il Sindaco di Vasto Luciano Lapenna |
Tra
le persone più rappresentative che hanno curato la gestione del
"Teatro Rossetti" si ricordano: Gaetano Martone ed il figlio Michele (dopo la morte del padre), Nicola Bonacci e Gaetano Del Borrello, per proseguire con il figlio Edmondo Del Borrello. |
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La
Struttura
Dal
foyer un piccolo ingresso immette nei tre ordini di palchi
con rispettivi corridoi ed in una sala di appena cinquanta metri quadrati, Sala e palchi possono accogliere 160 spettatori; il boccascena è largo poco meno di 6 metri ed il palcoscenico ha una profondità di 7 metri. |
La
Decorazione della volta
Le
ore deliziate dalle Muse, la tela sulla volta del teatro che tutti
a prima vista ritengono un affresco per le dimensioni e per la perfetta aderenza al solaio, reca la firma di Federico Ballester. Sua anche quella sull'affresco (per davvero) dei foyer, che l'artista abbandonò incompiuto a causa di divergenze insorte con il committente. Realizzate nel 1908 le opere costituiscono un significativo esempio della produzione dell'artista. |
(**)
Federico Ballester, nato a Roma il 13 marzo 1865, ma di
origini spagnole, cresce nella cerchia dei pittori iberici Fabrès,
Villegas, Sorella, Fortuny, dimostrando sin da giovane uno straordinario
talento nel disegno e nell'impiego del colore ed un interesse nei confronti
delle nuove tendenze pittoriche del periodo a cavallo
tra la fine dell'ottocento
ed i primi anni del novecento. Affascinato soprattutto dallo Jugendstil, l'arte nuova che sarà poi chiamata anche Liberty, diventa uno dei più attivi interpreti di questo stile realizzando molteplici opere, di cui le più interessanti sono quelle realizzate in occasione dell'Esposizione Universale di Parigi nel 1900 presso il padiglione italiano ed i plafonds dell'Ambasciata di Spagna, del Teatro Argentina e del Cinema Moderno a Roma. Il cinema attrae infine Ballester negli ultimi anni della sua vita. Amico fraterno di Enrico Guazzoni, pioniere della cinematografia italiana, che aveva lasciato il pennello per la macchina da presa, nonché di Filoteo Alberini, il padre del cinema italiano, che lo apprezza moltissimo, realizza una fitta serie di bozzetti e di manifesti per la Cines e per le più importanti case di produzione dell'epoca ed apre la strada al figlio Anselmo, che diventerà il più famoso, forse, e prolifico cartellonista del cinema italiano. Federico Ballester si spegne a Roma il 29 maggio 1926. stralcio
da "Lunarie de lu Uašte"
- ed. 2002 e altre fonti |
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